Una questione di scelte

29.12.2021

Visione ibrida o sguardo strabico


Una scelta "razionale" è quella che - secondo un approccio economico - massimizza il nostro "interesse", portandoci a prendere una decisione che nei suoi effetti è utile a:

  • aumentare il guadagno e diminuire il dolore della perdita,
  • amplificare il nostro piacere riducendo la sofferenza della mancanza,
  • soddisfare il nostro desiderio e appagare il nostro bisogno.

Perché non riusciamo a fare sempre o quasi mai scelte razionali? Chi vorrebbe tutta la vita essere in balia di scelte irrazionali? Decisioni prese alla cieca... La scelta, come gusto & preferenza, sbaglia così il suo oggetto, non lo colpisce dritto con una decisione giusta, adeguata, opportuna, dai risultati gratificanti. Com'è possibile commettere simili errori, facendo scelte sbagliate? Com'è possibile non seguire il proprio interesse "naturale" (o razionale, dato il nostro presunto raziocinio: facoltà di pensare, giudicare, volere e agire coerentemente), perseguendo l'utilità, la desiderabilità di una situazione, di una persona o di un oggetto?

La risposta sta nel "conflitto di interessi" e dunque nel peso o attenzione che diamo alle cose passate, alla luce delle situazioni presenti. L'utilità, la desiderabilità della nostra scelta viene misurata in due modi diversi, dal "sistema veloce" e dal "sistema lento" che operano sistematicamente nel nostro giudizio. C'è un'utilità decisionale - del sistema mnemonico o lento che valuta nel complesso un'esperienza passata - e un'utilità esperita - del sistema esperienziale o veloce che vive l'adesso. La prima si basa sui ricordi, che fotografano solo i momenti di "picco" e di "fine" dell'esperienza, tralasciando riflessioni sulla "durata" di questi eventi. Purtroppo, è proprio questo sistema lento a influire sul sistema veloce, prendendo in modo tirannico la decisione finale. 

L'errore deriva dunque da:

  • un sistema lento che pone scarsa attenzione al tempo proprio del manifestarsi delle esperienze passate,
  • un'illusione di focalizzazione su una "parte" dell'esperienza passata presa in modo totalizzante, come se un evento fosse uguale a tutta l'esperienza vissuta,
  • un ricordo che si focalizza solo sui "picchi" e sulla "fine" dell'esperienza passata, distorcendo la ricostruzione mnemonica, che dovrebbe invece mettere insieme il passato non come un patchwork di fotografie, ma come un film in cui la "durata" - l'evoluzione dei diversi momenti vissuti nell'esperienza - ha tutto il suo peso!

È come se la qualità della narrazione della nostra esperienza, la nostra "storia dominante" - che ci raccontiamo e che ripetiamo agli altri - base sulla quale fare delle scelte per prendere delle decisioni nell'oggi, si costruisse solo a partire da eventi memorabili: "picchi" (alti o bassi) e "svolte" (fine di una situazione, risultati).

Invece, la felicità, effetto della desiderabilità di una scelta:

  • si costruisce solo come somma dei diversi momenti del passato, e non sulla semplice disponibilità nel ricordo di alcuni eventi scelti all'interno di tutta una vita;
  • non è il risultato di una valutazione della "vita", ma del "vivere"; ecco perché il detto "è un povero ricco o uno sfortunato felice" (status/capacità) e il suo contrario "è un ricco povero o un fortunato infelice" (status/capacità) ha un senso: si può valutare la propria vita come "appagante", ma il proprio vivere come "insoddisfacente" (avere un posto di lavoro che corrisponde agli studi fatti e ai sacrifici sostenuti può essere nell'oggi una prigione dorata, che stressa e non consente di gestire il proprio tempo). Il ricco piange e il povero gode. Chi è appagato nella propria vita è "fortunato", chi invece si sente bene ora, nel suo vivere la giornata, è "felice", esperisce un certo benessere.  Il dolore di una "vita inappagata" si manifesta nell'indigenza materiale e nella depressione psichica; la sofferenza di una "vita infelice" si manifesta nella mancanza della possibilità di gestire il tempo.

Ecco perché la questione relativa alle nostre scelte e decisioni è fondamentale per il nostro equilibrio vitale sostenibile. Nel fare delle scelte razionali, si dovrebbe compensare il dolore e la sofferenza con il benessere e la felicità, adottando una "visione ibrida" e non uno "sguardo strabico", che tenga così conto non solo di una "riflessione sulla vita", appagante o meno, ma anche di un "vivere nel flusso", godendo ciascun suo momento nella durata che gli è propria.

© 2020 Edoardo Gianmaria Formigoni, Professional Counselor
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