Just look up!

07.01.2022

IL TEMPO DELLA SCELTA

Andrà tutto bene...l'ottimismo cieco


Catastrofismo, perché?

Chi raccoglie la domanda individuale e sociale di sicurezza? 

I vari social-network?

La pandemia attuale non è già abbastanza perché la nostra ansia percepita, quando non si tramuta in angoscia vissuta, debbano essere messe alla prova da un ennesimo film catastrofico come "Don't look up"?

Senza spoilerare la trama, alcune riflessioni a partire da questo film distribuito su Netflix mi paiono essenziali per orientarci nelle scelte attuali.


"Saper ascoltare" per fare una scelta consapevole

Quale contributo può dare il singolo alle prese di decisione collettive?

"Come comunichiamo" fra noi se non sappiamo ascoltare?

"Come fare una scelta" in modo consapevole - da cui dipende la nostra decisione vitale - se non sappiamo intendere il discorso dell'altro?

Cosa ci fa uno scienziato in tv? È il suo posto? È al suo posto? È da quel luogo e nei tempi imposti dai talk show che la sua voce può indurci ad agire?

  • "I numeri sono tutto" dice lo scienziato ...e noi li rielaboriamo con difficoltà;
  • per il comunicatore, invece, conta solo "raccontare la storia in modo semplice" ...pena il ridurre la complessità di ogni evento;
  • per l'amministratore pubblico "il tempo è tutto" ...che rima con opportunismo egoistico!

Il discorso scientifico è parte della complessità del sistema in cui viviamo. In quanto "discorso", non è il solo, ma cerca una sua audience insieme ad altri discorsi, come quello politico, sociale, economico, sanitario, scientifico, tecnologico, etc.

Di fronte alle evidenze scientifiche e al tentativo da parte degli scienziati di persuadere i decisori politici, come far dialogare ciascun attore con gli altri attori necessari? Come comporre ciascun discorso con gli altri discorsi ugualmente efficaci e indispensabili per prolungare la sopravvivenza del nostro villaggio globale?

L'asteroide Dibiaski, il pericolo imminente ...la verità scientifica (in quanto la verità è sempre aggettivata) nuda e cruda, senza filtri, appare tremenda e affascinante allo stesso tempo, perciò catastrofica, stravolgente, insopportabile. Ecco perché l'amministratore pubblico invita i cittadini, gli elettori, a non guardarla direttamente, così come si farebbe con la luce accecante del sole.

Non è una questione di potere, perché il potere non ce l'ha nessuno. Il potere è là dove momentaneamente si guarda, per apparire poi altrove e altrove, su un'onda continua di eventi che non fanno altro che spiazzarci. 

La tecnoscienza, forse l'autentica manifestazione del potere attuale, l'"unica nostra vera amica", grazie ai big data, agli algoritmi e alla loro previsione - precisa al 96.5% -, sembra avere una parola definitiva, anche sul Bronteroc: la verità annunciata a ciascuno circa la propria estinzione individuale.


"Don't look up!" ...non si vive di solo rischio mortale

Un algoritmo capace di prevedere la propria morte, sarebbe d'aiuto per vivere meglio?

A questo comando, si potrebbe rispondere al contrario: "Guardate lassù! Just look up!" per imparare ad avere paura, perché la paura è un'emozione che ha un oggetto preciso, e come tale ci insegna come guardare l'oggetto da cui ci si vuole proteggere. Non è, dunque, la paura da combattere, ma il suo oggetto, l'oggetto che la causa. 

Altrimenti se seguiamo l'imposizione "Don't look up!", rischiamo di ricadere in un'ansia indeterminata - proprio l'indeterminatezza è la sua cifra - e in un'angoscia esistenziale - la vita intesa come lo stress di vivere -, di fronte a un pericolo che si fa costante e imminente. Farsi travolgere dall'ansia e dall'angoscia richiede come rimedio temporaneo una buona dose di farmaci specifici.


"Thanks God" ... dove guardare per iniziare a vedere e cambiare

Da dove può venire la salvezza per l'essere vivente, nell'ecosistema attuale?

L'essere umano è fatto per la vita, non si (pre)occupa della morte, nemmeno quando viene prevista nell'imminente futuro di 6 mesi e 14 giorni; si vive infatti del superfluo e non del necessario, per quanto paradossale possa sembrare.

Questo è vero e sarà vero finché si guarda alla nostra esperienza come distinta in due concetti antitetici: vita/morte. Quasi a dire: o l'una o l'altra, tertium non datur

Vita e morte, come sostantivi, misconoscono l'autenticità della nostra esperienza che si dà nel gerundio: vivendo affrontiamo la nostra morte e morendo ciascun giorno viviamo la nostra vita. Questo è "il seme che porta" frutto. 

L'uomo è fatto per la vita, è vero, ma per vivere come mortale. L'eternità, il vivere che non finisce, è un dono per i credenti, e come tale eccede la nostra avventura terrestre. È un di più, impensabile, che solo per grazia viene accordato: "la tua fede ti ha salvato".


"Fuck or pray?" Le due aspirazioni fondamentali dell'essere umano

Quando nell'imminente apocalisse la maschera sociale cade, chi è l'essere umano realmente?

Non c'è altro divino volere di Dio che quello di amarci l'un l'altro, aiutarci in questa esperienza di vita, a vivere, a volte a sopravvivere nel migliore dei modi possibili. 

Questo non è il migliore dei mondi possibili, come voleva il precettore di Candide: la natura non è madre - sicuramente le siamo indifferenti - anche se mostra un'apertura, in quanto sistema, che porta a una sua destabilizzazione quando, soprattutto noi umani, inseriamo nuove variabili con le nostre attività. 

Non ci risponde e non ci ama, semplicemente recepisce e ristabilisce il suo, non il nostro, equilibrio. 

© 2020 Edoardo Gianmaria Formigoni, Professional Counselor
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